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Teatro del Banchero

stage con Roberto Aldorasi

 

 

carnevale si chiama leonzio.

il laboratorio è parte del corso di teatro 

26-29 gennaio 2017

 

Uno studio su Leonce e Lena di G Büchner

Un workshop di Roberto Aldorasi per il Teatro del Banchéro che, attraverso esercizi d’improvvisazione e composizione, intende indagare i temi e i modi scenici del Carnevale all’interno delle scene più significative del testo di Büchner.

 

Oh Dio, ma che delitto ho dunque commesso che tutti i momenti

mi fai recitar la lezione come un ragazzino in castigo?

Leonce e Lena. Georg Büchner

 

Udii risuonare una voce profonda nell’anima mia

e in un attimo inghiottì ogni mia memoria.

Adalbert Von Chamisso

 

due parole su leonce e lena

Leonce e Lena è uno degli esempi più felici e riusciti di Lustspiel (lett. commedia della lussuria), genere di impianto comico e argomento satiresco.

Scritto da Büchner dopo il fallimento della rivoluzione ai danni del Granducato e la fuga a Strasburgo, Leonce e Lena contiene, in una versione beffarda e irriverente, tutto lo spietato testamento politico e esistenziale di La morte di Danton: c’è l’impossibilità di ogni rivoluzione e la noia del rivoluzionario che non ha più niente da fare, il disgusto del dover essere il compitino del mondo, l’ozio del pensiero e la frustrazione senza uscita della ricerca di senso oltre quello che la natura impone.

Tutto però vissuto con lo spirito del Carnevale (che spirito si aggira per L’Europa!), e non quello sbiadito d’innocenti mascherine ma quello crudele e gioioso, grottesco e pagano del ciclo delle stagioni, delle infinite morti e rinascite, spirito sovversivo che accompagna il teatro fin dalle sue origini.

Perché la vita del principe Leonce cambia di colpo quando, in fuga dal suo palazzo insieme all’amico Valerio, incontra la principessa Lena:il vecchio Leonce morirà, il nuovo Leonce sarà re e nulla, ma proprio nulla sarà più come prima.

Guarda, Lena, abbiamo le tasche piene di bambole e giocattoli. Cosa vogliamo farne? Vogliamo far loro i baffi e appendergli le sciabole? Oppure mettiamo loro la marsina e facciamo che si occupino di politica pulciosa e diplomazia microbica e noi ci mettiamo lì vicino col microscopio? Oppure vuoi un organetto sul quale corrano in girotondo degli estetici topolini bianchi? Costruiamo un teatro? No? So ben io quel che vuoi: facciamo distruggere tutti gli orologi, proibire tutti i calendari e contiamo le ore e le lune solo sull’orologio dei fiori, soltanto secondo le fioriture e i frutti. E che non ci sia più inverno e noi ci si possa distillare l’estate a Ischia e a Capri e rimanere tutto l’anno fra rose e viole, fra aranci e lauri.

 

leggi l’intervista a roberto