stage con marcello prayer

 

 

 

 

l’immagine tradita dal corpo intelligente

 

da venerdì  3 – 4 – 5 gennaio 2020

il laboratorio è parte del corso officina

 

 

video tratto dal laboratorio dello scorso anno

 

 

Incontro/laboratorio

sul metodo mimico di Orazio Costa Giovangigli

a cura di Marcello Prayer

“Armati della nostra unica figura,

questa mano a cinque arti,

noi riusciamo a essere tutt’interi,

un monte, una canna, una vocale, un labbro corrucciato,

specchi sensibilissimi del tutto che,

senza perdere la sua infinita varietà,

diventa uomo riempiendolo di consapevolezza e d’infinito.”

(Orazio Costa Giovangigli)

 

 

il metodo mimico applicato alla poesia in forma di coro

 

Il metodo mimico è fondato sull’ipotesi (suffragata da considerazioni e osservazioni sul comportamento infantile, sulla creatività poetica e artistica in genere, sulle condizioni parossistiche dell’emotività) di una innata virtù mimesica presente nell’uomo, grazie alla quale egli tende a trasformare i propri atti e ritmi in analogia coi fenomeni della realtà dei quali si investe fino ad immedesimarvisi. Quest’attitudine, specie nel gioco spontaneo, rimane latente lungo tutta l’esistenza, pronta a presentare nuove e saltuarie manifestazioni in occasioni di particolari stati emotivi, soprattutto in personalità a forte componente creativa. La mimica è una natura istintiva che contiene la realtà come l’universo stesso; non è forse altro che una sintesi riflessa di tutto l’universo proprio per ragioni cosmiche e biologiche. Si propone quindi come mezzo per la preparazione dell’attore, e non solo, basato sul recupero del senso mimico latente e sulla sua sistematica e progressiva educazione.

Conseguenza organica suggerita da tale metodologia è la sua applicazione alla poesia attraverso specifici esercizi collettivi che vanno a formare la base e lo strumento primo per lo sviluppo espressivo del Coro Mimico.

“l’attore invitato a proporre la propria partecipazione ad una interpretazione corale, appena ne realizzerà l’apertura alla fantasia, alla polifonia, ai repentini cambiamenti di tutte le variabili della sua voce, moltiplicherà la dominata esuberanza del suo dire; e sia per divenire coro o sia solo per evocarlo, entrerà in un clima d’invenzione che ridarà dignità alla libera monodia, perché ne avrà colto la disponibilità a esplodere in polifonia, nella infinita varietà di tutti quegli artifici a cui può dedicarsi, immaginandosi fonte, zampillo, sgorgo e fontana di una molteplicità di cui già sentendosi figura non potrà non aver voglia di divenire effettiva immagine.” (O. Costa)

Il Coro Mimico, nella somma delle proprie individualità espressive, si fa evento rituale che intimamente prende corpo e voce in una comunione intrisa di misteriose affinità, dove coralità e mito si congiungono, secondo l’esperienza greca, e come, in fondo, continuano a sentire i poeti: molta poesia lirica è coro; tutti i grandi drammi vivono un’aura di coralità che non sarebbe ingiusto ristabilire effettivamente.  

 

“Poi chi pinge figura se non può esser lei

non la può porre; onde nullo dipintore

potrebbe porre alcuna figura se intenzionalmente

non sì facesse prima tale quale la figura esser dee.”

(Dante, Convivio)