2017 05 20 coriolano

Laboratorio Officina, domani il Gruppo Banchéro presenta Coriolano

Al Teatro dell’Albero l’ultima tragedia di Shakespeare. Ingresso libero

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Domani (domenica 21 Maggio, ore 21:00, Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare) quarto appuntamento con i saggi di Laboratorio Officina del Teatro del Banchéro. In scena lo spettacolo Coriolano di William Shakespeare, con gli allievi Adulti (Gruppo Banchéro). Ingresso libero.

Scritta tra il 1607 ed il 1608, Coriolano è l’ultima tragedia di Shakespeare ed è in gran parte tratta dalla “Vita di Coriolano” nelle vite parallele di Plutarco, tradotte nel 1579 da Thomas North. Nel canone shakespeariano, Coriolano (1608 circa) appartiene alle tragedie storiche di argomento romano (assieme a Giulio Cesare e Antonio e Cleopatra) ed è anche l’ultima tragedia del poeta. A Coriolano seguiranno infatti i cosiddetti “romances”. Coriolano è forse l’unica tragedia “politica” di Shakespeare, nel senso che qui il conflitto tra il popolo e l’eroe è di natura sociale e non solo psicologica: sono gli anni in cui nasce la prima forma di “repubblica” ed il popolo riesce a far eleggere dei rappresentanti (i Tribuni della plebe). Coriolano, uomo di poche parole, privo della retorica dei politici e più avvezzo alle armi che ai protocolli della democrazia, è però l’unico vero non-politico della vicenda: ciò sarà la causa della sua rovina (più che l’orgoglio e la superbia di cui sembra nutrirsi). Coriolano è un eroe “solo”: per lui non vi è posto né nella politica né nella comunità. Tutti lo tacciano d’orgoglio, ma non è questo il suo problema: la sua riluttanza a vantare le proprie imprese, e ancor più a sfruttarle a fini politici, fa piuttosto pensare ad una vera e genuina umiltà. Egli possiede l’attrattiva di un uomo che non sa mentire, il fascino e la goffaggine di un giovinetto: vittima di una madre (Volumnia) vorace e opprimente, Coriolano è allo stesso tempo un dio della guerra ed un bambino troppo cresciuto.

Nella messa in scena, Coriolano è tragedia politica più che storica, intendendo “politica” come movimento dialettico della storia, storia come rapporti dialettici dei gruppi umani e dei loro interessi in contrasto, e, all’interno dei gruppi umani, delle classi, dinamica dei rapporti tra l’uomo singolo, la propria classe e quella opposta ed infine – nella dinamica dei rapporti pubblici – rapporto dell’uomo singolo con se stesso, con le proprie contraddizioni. Assai più della tragedia dell’orgoglio, come tanta critica romantica e post-romantica ha voluto intendere, essa contiene anche la tragedia di un orgoglio in una azione drammatica estremamente più complessa e più vasta, tutta tesa sostanzialmente a rappresentare la storia nel suo stesso divenire – uomini e idee e conflitti – in cui l’entità umana assume il ruolo, di volta in volta, di protagonista e di coro al tempo stesso. Lo spettacolo è ambientato in un tempo sospeso dalla realtà storica, ma per questo riconducibile a qualsiasi realtà passata o futura. I costumi e il trucco dal gusto steampunk, l’esaltazione della fisicità della tragedia , il colore rosso del sangue sono le dominanti di una messa in scena essenziale e cruda, e per questo efficace.

In scena: Massimiliano Antonelli, Andrea Bellanova, Alessandro Cirilli, Mauro Gambino, Ambra Ghiglione, Marta Laveneziana, Giovanna Marzuoli, Antonio Napodano. Regia Giorgia Brusco.

Il Laboratorio Officina (oltre 100 allievi nella stagione 2016-2017) verte sul teatro e sull’improvvisazione come gioco, prevede un avvicinamento alle tecniche di recitazione. Fino a fine gennaio ci si è esercitati sulla voce e sulla presenza scenica, poi si è lavorato alla messa in scena dello spettacolo di fine stagione. “Lo spirito del Laboratorio – spiega Giorgia Brusco – è quello di mettersi in gioco e di lavorare per gli altri, con una presa di coscienza sull’uso del corpo e della parola, favorendo la rottura degli schemi di timidezza”.